martedì 24 febbraio 2009

Il porto che si addorme, il porto il porto



Il porto che si addorme, il porto il porto
Il porto nell'odor tenue svanito
Di catrame vegliato dalle lune
Elettriche, sul mare appena vivo
Vi si addormentan stanchi i vagabondi
Sotto le nube delle ciminiere
Ancor fumanti, ancor congiunte al celo
Abbracciandosi nell'odor del mare
Che culla i loro sogni e i loro amori
È la forza che dorme, è la tristezza
Inconscia delle cose che saranno
È la vita che cullasi nel ritmo
Affaticato. Sta la negra nube
Sopra e si stende
Dal vomito silente
È la vita che cullasi nel ritmo
Affranto, di tra il dolce scricchiolìo
De i cordami ciacula riposa
La testa stanca e sente il mar profondo
Nero movente di sotto la chiatta
E le stelle si spengono e la luce
Elettrica lo fiede nel cervello
Venere è morta
È l'ora che il marinaio di guardia
Spia il ladro avanzarsi fermo
E pensa alle genti lontane su mare su terra
Prima del colpo fatale
È l'ora che il gatto rognoso
Che il mare nemico spruzzò sulla spiaggia
Guarda con occhi vuoti il nero giuoco dell'onde
È l'ora che pei vichi fondi odoranti
Di stoccafisso passan le mandòle
Davanti alle bambole semigiudaiche in trono
D'avarizia e di prostituzione
È l'ora che roco s'affanna
Il giornalaio a cantar la novella
Sotto i portici e scoiattolano con occhi di gatti
I finocchi tra il vociare assorto e lo striscio dei piedi
È l'ora della rivolta voluttuosa
Del lupo e della lupa umani
Sacra al giudeo ed alla prostituta
All'infamia insaziata del mondo

Dino Campana, Inediti.